La gelosia: Una passione inconfessabile by Giulia Sissa

La gelosia: Una passione inconfessabile by Giulia Sissa

autore:Giulia Sissa [Sissa, Giulia]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Social Science, Popular Culture, History, Ancient, General, i Robinson / Letture
ISBN: 9788858129388
Google: wDdtDgAAQBAJ
editore: Gius.Laterza & Figli Spa
pubblicato: 2017-03-28T22:00:00+00:00


Gelosia kantiana: civetteria e cannibalismo

La definizione del rapporto sessuale come uso reciproco degli organi appropriati – uso che occorre imperativamente inquadrare in un contratto che stabilisce un possesso – sfocia in una teoria della gelosia. Kant ce lo spiega nella Antropologia dal punto di vista pragmatico, un’opera in cui esamina le caratteristiche comuni degli esseri umani nel mondo. Analizzare le usanze naturali e sociali dei cittadini del mondo, anziché dei membri di una determinata civiltà, consente di disegnare, come mostra Michel Foucault nella sua Introduzione, la prospettiva pragmatica23.

Il rapporto tra i sessi rientra in queste caratteristiche transculturali. Le donne sono esseri diversi dagli uomini, e devono piacere e farsi desiderare. Questa loro posizione come oggetti di desiderio le colloca in una situazione di seduzione potenziale permanente che esige, da parte degli uomini, una gelosia sistematica. E così, gli uomini sposano le donne in quanto esseri umani, ma sono obbligati a imprigionarle nello spazio domestico. Perché c’è il rischio che esse piacciano ad altri. L’infedeltà è sempre possibile. L’harem è una forma rudimentale di matrimonio: un uomo poligamo e geloso tiene in suo potere più donne fedeli, che accettano di essere in tante ma si battono per conquistare la preferenza del loro signore. La loro gelosia non è simmetrica. Anche nella monogamia le spose si fanno beffe dell’intolleranza degli uomini ma, di fatto, si aspettano che i mariti si sentano offesi dalle loro eventuali infedeltà. Perché, non facendo valere i suoi diritti di proprietario, un uomo verrebbe meno ai suoi doveri contrattuali. Un uomo che non si mostrasse geloso di una sposa adultera e si desse ai propri piaceri – bere, gioco, donne – è come se accettasse che la propria moglie diventi un osso da rosicchiare. Meno appetitoso dell’arrosto di vitello.

Da un lato, questo scenario mostra la sistematica vittimizzazione della donna: è una preda. Dall’altro, ne tratteggia la demonizzazione: è sempre una tentazione per l’uomo. Vediamo qui coniugarsi due modi di pensare il femminile, che possono apparire contraddittori ma che hanno un grande futuro davanti a sé: gli uomini privano le donne della loro libertà, costringendole a una vita di dipendenza e passività. Le donne, per parte loro, sono contente di essere considerate oggetti di desiderio e così alimentano la propria passività e la propria dipendenza. La civetteria fa da contraltare al cannibalismo.

Kant non raccomanda il cambiamento di questo statu quo, naturalmente, ma in questa logica l’emancipazione delle donne dall’oppressione maschile richiederà che esse rinuncino allo charme. In Kant è la natura che impone la fusione di appropriazione/dominio/«cosificazione» da un lato, e la desiderabilità alimentata e coltivata dall’altro. Ma il giorno in cui si concepirà la liberazione delle donne basandosi su questa logica misogina, si ricadrà paradossalmente negli stessi atteggiamenti: un senso di condiscendenza, se non il disprezzo, per tutto ciò che è ornamento, seduzione e sensualità. Una donna che voglia sottrarsi al potere istituzionale e geloso dell’uomo dovrà rinunciare, innanzitutto, al rossetto sulle labbra. Questo sarà il prezzo, fissato a Könisberg nel 1798, della sua libertà.



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